Editoriale: “2050: odissea delle banche senza sportelli”

Gabriele Iannilli
Responsabile Editoriale
Global Thinking Foundation

Siete pronti a vivere in un mondo senza sportelli bancari? La domanda non è uno slogan pubblicitario ma la rappresentazione della rivoluzione attualmente in atto che avrà una spinta sempre maggiore nei prossimi anni. Le banche non saranno più il luogo dove “prendere o portare soldi”, perderanno l’esclusiva delle transazioni e dovranno sviluppare sempre di più servizi efficaci e tecnologici per soddisfare le richieste dei loro clienti. Si dovrà portare la tecnologia a contatto con il cliente sviluppando un nuovo modello di business che porterà, secondo stime, ad una riduzione entro il 2025 del 50% dei lavoratori nel campo finanziario mentre per il 2050 è prevista addirittura l’estinzione dello sportello bancario con un conseguente mutamento culturale di grande rilievo.

Si passerà dal tipico “questa è la mia banca e tu comprerai quello che produco” a “tu sei il mio cliente cosa ti serve”?

Tutto ciò si realizzerà e si sta in gran parte già realizzando grazie a un nome ben preciso: FINTECH!

Tecnicamente che cosa sono le Fintech? La parola significa tecnologia per la finanza e offre l’opportunità ad aziende non bancarie di operare offrendo servizi di finanza tecnologica. Ma chi sono queste aziende? Sono aziende che offrono finanza tecnologica in alternativa alle banche. In primis ci sono le componenti delle big four GAFA: Google, Apple, Facebook, Amazon che diventano big six con Alibaba e Microsoft. Questi colossi mondiali rischiano di mandare in soffitta le banche tradizionali. Il loro obiettivo principale non è quello di fare finanza ma quello di mantenere i clienti nei loro spazi virtuali anche quando fanno attività bancaria, quando pagano o chiedono prestiti. Così facendo aumentano a dismisura il loro magazzino di dati già smisurato e pronto per essere venduto ad altre aziende. Si abbraccia in un colpo di clic l’attività tipica dei GAFA integrandola con quella bancaria per poi sconfinare con successo nella gestione dei “Big Data”. Accanto a questi grandi colossi ci sono ulteriori e innovative start-up che, sfruttando le lacune e i ritardi in alcune fasi del processo produttivo bancario, cercano di produrre soluzioni rapide, semplici e di valore.

Il processo è ormai irreversibile e le imprese bancarie tradizionali devono radicalmente aumentare la capacità di soddisfare i bisogni dei propri clienti per non rischiare di perdere a favore delle fintech. L’opinione condivisa è che per rispondere a tale sconvolgimento culturale gli istituti di credito più innovativi e lungimiranti si rivolgeranno alle società del Fintech, o ne creeranno delle proprie, per acquistare servizi e tecnologie, ma non è escluso che possa accadere esattamente il contrario. Inoltre con le attuali normative un colosso quale Amazon potrebbe ad esempio richiedere una licenza bancaria europea o addirittura, grazie alla sua capitalizzazione di borsa superiore ai 700 miliardi di dollari, acquisire una grande banca internazionale. Questa ultima ipotesi è meno plausibile ma non impossibile perché attualmente le big six hanno dei rendimenti altissimi del capitale e comprando una banca distruggerebbero valore. L’obiettivo sarebbe unicamente quello si acquisirne i dati che rappresentano l’elemento chiave della concorrenza.

Le piattaforme delle Big Tech offrirebbero ai gestori una grande massa di dati unici: di ciascuna azienda sarebbero noti prodotti, fatturati, customer satisfaction, qualità dei pagamenti e molto altro. Alla fine si imporrà sul mercato chi sarà più bravo a leggere ed elaborare queste informazioni. La sfida si giocherà quindi sui “Big Data” e le banche tradizionali dovranno essere efficaci a sfruttare il loro vantaggio competitivo dovuto dal fatto che loro stesse posseggono attualmente una grandissima mole di dati e un elevato grado di fidelizzazione della clientela. Inoltre il fatto di operare in un ambiente regolamentato permette loro di economizzare i costi di un eventuale “adeguamento normativo”.

Il tutto ovviamente non potrà esimersi dallo sviluppo di prodotti figli di algoritmi e digital tools che determineranno le migliori proposte di investimento, risparmio e pagamento in ogni momento.

Avremo quindi, sui capisaldi delle banche tradizionali, organizzazioni più agili, automatizzate, estremamente tecnologiche ed ovviamente…. senza sportelli!!

Di Gabriele Iannilli