Fintech Sostenibile: Come gli investimenti SRI stanno cambiando il Fintech (e viceversa).

©fintechnews.sg

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Tra le nuove uscite del Netflix finanziario, il fintech e gli investimenti ad impatto sostenibile SRI (Sustainable, Responsible, Impact) sono le serie più famose, ormai sulla bocca di tutti. Questi settori principali non sono solo ricchi di opportunità ed innovazione, ma sono anche connessi intrinsecamente l’uno all’altro, nutrendosi e scaturendosi l’uno dall’altro in un circolo senza fine che fa sperare gli investitori per il meglio.

Gli investimenti SRI differiscono dai soliti investimenti perché prendono in considerazione le prospettive di natura ambientale, sociale e governance (Environment, Social, Governance – ESG) dell’emittente, oltre al rendimento ovviamente. Durante gli ultimi anni, questi fattori hanno impattato drasticamnete sulle dinamiche di investimento, creando quindi diverse opportunità per la tecnologia con il fine di espandere la frontiera della tecnologia finanziaria (fintech).

li investimenti SRI stanno sperimentando un periodo di crescita, partendo dal 2012 e continuando stabilmente fino ad oggi. La Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), per esempio, mostra che gli assets SRI in gestione hanno subito un impulso da $18.3 trilioni nel 2014 fino a $23 trilioni nel 2017, un aumento del 25% negli anni 2014-2016.

Gli investimenti “screened”[1] (escludendo quindi le aziende che operano in settori come armi e tabacco) ammontano a $15 trilioni, il 65% del totale del patrimonio SRI. Considerando lo sviluppo generale dei “green bonds”[2], le obbligazioni raggiungono il 40% degli assets SRI complessivi nel 2014, crescendo fino al 64% odierno.

Le donne, ricoprendo ruoli manageriali e professionali in più gradi terziari, tendono a basare i propri investimenti sulla sostenibilità.

Gli investimenti globali in energia rinnovabile hanno raggiunto i $333.5 miliardi nel 2018: l’energia solare ha dominato il trend nel 2017 con $160 miliardi investiti. I maggiori investitori nel 2017 sono stati la Cina e gli Stati Uniti. La prima ha investito $133 miliardi in energia rinnovabile, con $86.5 miliardi esclusivamente conferiti all’energia solare. La controparte Nord Americana ha versato $57 miliardi in energia rinnovabile, nonostante i tentativi di Trump di favorire i combustibili fossili, con un’attenzione particolare all’alternativa solare investendoci quasi $20 miliardi.

La prospettiva SRI può essere considerata una rivoluzione, non solo per gli scenari di portfolio, ma anche per il coinvolgimento degli investitori stessi. Gli investimenti europei sostengono il 50% del patrimonio SRI globale, contro il 38% degli Statunitensi. Gli investitori retail hanno dimostrato un interesse in aumento per gli assets SRI, raggiungendo il 26%.

Non è una sorpresa quindi che la maggioranza del patrimonio SRI proviene da clienti istituzionali, sovvenzioni dei co-fondatori, piani pensionistici e HNWIs[3]. Quest’ultima categoria è più coinvolta negli investimenti SRI, specialmente tra le giovani generazioni, i Millennials: UHNWIs[4] tra i Millennials considerano criteri come sostenibilità, diritti umani, istruzione, ambiente come metri di giudizio molto importanti nelle loro decisioni di investimento.

Come risultato della loro crescente popolarità ed importanza, l’ONU supporta i Principi per l’Investimento Responsabile (PRI), un gruppo di principi di investimento creato indipendentemente da investitori, che mira a sviluppare un sistema finanziario più sostenibile. Questo approccia ha chiaramente cambiato lo status quo: gli investimenti SRI diventano più “standardizzati”, riconosciuti e normalizzati come un preciso obiettivo che può in ultima istanza modellare l’economia. Come può un’obbligazione essere considerata sostenibile, permettendo quindi agli investitori di aderire ai PRI? In altre parole, come si può misurare la sostenibilità?

L’ONU offre uno strumento esaustivo che analisti e società di investimento hanno scelto come “absolute benchmark”: gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs). Gli Obiettivi, divisi in diverse aree di diritti da Educazione di Qualità a Lavoro Dignitoso e Crescita Economica, hanno la capacità di dipingere un’infrastruttura per la misurazione in cui le risposte a domande come “La società stimola l’occupazione attraverso i suoi servizi?” possono condurre ad una descrizione sufficiente della società in questione, in termini di sostenibilità.

Fonte: University of Cambridge Institute for Sustainability Leadership

La stretta correlazione tra SRI e SDGs è inoltre un’altra prova del cambiamento di vedute del mondo contemporaneo. L’intricata rete delle scelte finanziarie socialmente responsabili incontra la missione di 200 Paesi per costituire un corretto modus operandi per un futuro sostenibile. Il mondo finanziario non è più un campo da gioco esclusivo per pochi campioni eletti; la finanza è ormai legata alla sfera del ESG di ogni società ed istituzione.

I Paesi che sono più influenzati dal tasso di successo del SDGs, e quindi dalla distribuzione degli investimenti SRI, appartengono per la maggior parte ai paesi in via di sviluppo. In questa prospettiva, la tecnologia è in grado di raggiungere questi Paesi spesso trascurati, offrendo potenziali soluzioni per incrementare l’inclusione finanziaria.

 

Nel 2017 più di 2 miliardi di persone non possiede ancora un conto corrente bancario, e la maggioranza di questi vive in paesi emergenti. Ciò nonostante, la recente e veloce crescita in queste nazioni ha trovato il suo più grande supporter nei conti mobile, in cui il numero di telefono diventa un vero e proprio conto corrente per trasferire denaro. La rivoluzione dei pagamenti mobile ha permesso al pubblico di trovare opzioni differenti per il trasferimento di denaro e pagamenti, diventando quindi una sfida per il fintech per offrire accessibilità universale agli strumenti finanziari. L’accessibilità economica è un punto focale di questa innovazione: i paesi in via di sviluppo cercano soluzioni a basso costo, al fine di conferire ai propri cittadini una piattaforma solida per migliorare il tenore di vita. Una semplice app per trasferire denaro può non incidere molto sul reddito famigliare, ma può certamente offrire la possibilità di mandare e ricevere capitolo in modo più sicuro e affidabile. Le migliori storie di successo per il fintech, specialmente in ambito banking digitale e microfinanza, hanno luogo nei paesi emergenti, come Kenya, Zimbabwe e Botswana. Curiosamente, il 25% del PIL del Kenya passa attraverso un app di pagamenti mobile, M-Pesa.

Paesi emergenti o meno, questo trend non è passato inosservato tra i potenziali fornitori e altre aziende del settore: al fine di trovare il capitale per espandere la tecnologia necessaria, i fornitori hanno bisogno di stabilire una partnership funzionale con le istituzioni finanziarie. La collaborazione tra banche, assicurazioni e società private di pagamento è la chiave per assicurare più scelte fintech per i Paesi emergenti e su scala globale. Gli attori sul palcoscenico finanziario hanno finalmente preso in considerazione l’interconnessione, la mutua necessità tra tecnologia e investimenti responsabili. È un lento cambiamento di mentalità, ma è pur sempre un cambiamento.

Non tutti sembrano osservare questa metamorfosi con uno sguardo positivo. Alcuni segmenti del sistema bancario (e alcuni governi) disapprovano l’entusiasmo generale, e guardano con sospetto l’ampia gittata del fintech. Le ragioni di questo sconforto provengono dall’atteggiamento tendenzialmente conservatore sulla privacy e sicurezza: la tecnologia finanziaria diventa infatti libera dai metodi tradizionali di monitoraggio e scrutinio, volando sopra i confini e le limitazioni del corrente controllo bancario. Dopo il nuovo hit show “Bitcoin”, ospitato dal famigerato Blockchain, il dibattito contro il fintech ha raggiunto un numero esorbitante di visualizzazioni. Il pubblico potrebbe infatti tendere a guardare (comprare) ciò che è più popolare e seguire il flusso, influenzando un comportamento distorto dell’investitore.

Mentre il fintech sembra una meravigliosa risposta alle domande più incombenti dei mercati emergenti, non è difficile capire perché i sistemi finanziari tradizionali si sentono leggermente a disagio. Una stretta collaborazione con norme e monitoraggio cooperativo è decisamente la strada giusta per il futuro della finanza e della tecnologia.

Molti non credono che gli investimenti ad impatto sociale sia “un buon investimento”: bisogna insegnare agli investitori che gli investimenti SRI non sono carità, ma veri e propri investimenti, con veri e propri profitti.

Come risultato delle richieste per prodotti fintech su misura per i mercati emergenti, gli investitori esaminano questi settori alla ricerca di potenziali guadagni. La questione di sostenibilità diventa progressivamente il metro di giudizio nella decisione di distribuzione del capitale.

Un investimento è solitamente giudicato dalla capacità di produrre un profitto. Gli investimenti SRI sono ancora comunemente etichettati come meno performanti dagli investitori retail: il 54% di quest’ultimi pensa infatti che ci sia una sorta di trade-off tra sostenibilità e guadagno finanziario (Morgan Stanley, 2015). La realtà mostra invece che non esiste questo trade-off, anzi, gli investimenti in società con una chiara mission ESG rivelano prestazioni migliori delle società tradizionali dello stesso settore a lungo termine.

Le aziende cominciano quindi ad integrare i PRIs all’interno della loro mission, sottoscrivendo la loro promessa nero su bianco. Il loro impegno non è spinto solo da buone intenzioni, ma è soprattutto un manifesto per attrarre potenziali investitori che cercano assets SRI da inserire nel portfolio. L’approccio SRI diventerà la normalità, in quanto sempre più investitori e HNWIs decidono di optare per questo tipo di investimento.

Mentre il settore di investimento SRI continua a crescere, il fintech si nutre dello stesso e cresce anch’esso. La tecnologia finanziaria sta rendendo la gestione degli assets SRI più semplice con programmi automatizzati. Nel 2017 gli investimenti venture capital nel fintech a livello globale hanno raggiunto una media di $4 miliardi per quadrimestre in finanziamenti e più di 270 accordi per quadrimestre. I servizi di consulenza a basso costo saranno presto accessibili facilmente dal web e smartphones, alla portata di ogni investitore retail. Questo futuro non troppo lontano può portare procedure di compliance e precedenti alla superficie di qualsiasi transazione, conducendo ad una migliore interazione (e trasparenza) tra investitore e società.

Il 75% degli investitori asiatici crede che consulenti automatizzati possano aver un’influenza positiva, specialmente sulla scelta dei prodotti, mentre solo il 53% condivide questo pensiero in America.

La democratizzazione degli investimenti è un risultato inevitabile della sinergia fintech-SRI. Piattaforme mobile e automatizzate conducono a costi più bassi, aiutando a chiudere il gap tra grandi investitori istituzionali e HNWIs in termini di accessibilità alle informazioni e opportunità di investimento. Anche lo stesso Blockchain può portare alla democratizzazione: infatti non è soltanto il libro mastro per le criptovalute, ma può essere anche un distinto fornitore di condivisione e archiviazione di dati ed identificazione sicuro e a basso costo. Potenzialmente, il Blockchain potrebbe ridurre i costi di risoluzioni e affidamento, facilitare le transazioni e le decisioni di investimento. Questi dati raccolti possono quindi creare un sistema convalidato di profiling del cliente, con analisi comportamentali e demografiche.

L’impatto profondo sulla gestione dei prodotti e procedimenti renderà gli investimenti in assets SRI ancora piú facili e allettanti. Il ciclo fintech-SRI è qui per restare, crescere, nutrire ogni fibra del sistema finanziario e imprenditoriale odierno. La sostenibilità ha trovato un alleato nella tecnologia, e la tecnologia finanziaria ha scoperto una risorsa inesauribile per la sua stessa avarizia. Come plasmeranno le prossime generazioni? Non ci resta che aspettare il nuovo episodio per scoprirlo.

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[1] Screened investment = processo di selezione delle compagnie in cui investire, basandosi sulle dinamiche ESG delle stesse.

[2] Green bonds = letteralmente “obbligazioni verdi”, obbligazioni di aziende che promuovono un basso (o nullo) impatto ambientale.

[3] High Net-Worth Individuals/Investors (HNWIs) = individui con un patrimonio netto superiore al $1 milione.

[4] Ultra High Net-Worth Individuals/Investors (UHNWIs) = individui con un patrimonio netto superiori a $30 milioni.

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Bibliografia
Global Sustainable Investment Alliance. 2016 Global Sustainable Investment Review. Accessed on January 22, 2018. www.gsi-alliance.org
Price, Dennis. Global sustainable-investment assets hit $23 trillion, up 25 percent in two years. Impact Alpha. March 28, 2017. Accessed on January 22, 2018. http://impactalpha.com/global-sustainable-investment-assets-hit-23-trillion-up-25-percent-in-two-years/
University of Cambridge Institute for Sustainability Leadership (CISL). (2016, May). In search of impact: Measuring the full value of capital. Cambridge, UK: Cambridge Institute for Sustainability Leadership.
Chow, Lorraine. Worldwide Clean Energy Investments Hit $333.5 Billion Last Year. EcoWatch. January 17, 2018. Accessed on January 22, 2018. https://www.ecowatch.com/clean-energy-investment-2526303756.html