Telemedicina, per una medicina di genere equa e accessibile

Di Elena Uderzo, Ostetrica

Grande l’interesse suscitato dall’evoluzione tuttora in atto del ricorso alla Telemedicina come insieme di tecnologie di supporto ai servizi sanitari in espansione in Italia durante la fase di emergenza sanitaria provocata da Covid-19.
Si è infatti assistito a rapide innovazioni strategiche da parte di ospedali, ambulatori e centri medici, con l’adozione di nuovi strumenti di interazione con gli utenti avviati o meno a seconda delle risorse a disposizione, della mentalità aperta (o chiusa) al cambiamento e delle scelte manageriali a riguardo.
Soluzioni telematiche diversificate per fasce d’orario, servizi offerti (consulti telefonici, chat, video chiamate, app di riferimento, ecc.), settori specifici di intervento, flessibilità e chiarezza di fruizione.
Il tutto pensato per motivi di sicurezza, evitando così flussi di persone in spazi pubblici che possano far aumentare il rischio di contagio, ma evidenziando anche benefici pratici quali lo snellimento di code lunghe e faticose specialmente per i soggetti più vulnerabili, costi ridotti di prestazioni e un riscoperto senso di empatia tra professionisti sanitari e utenti. Professionisti che, “entrando” virtualmente nelle case degli utenti, hanno reso così consulti medici meno formali e “autoritari”, mettendo sempre più al centro delle cure l’utente e i suoi bisogni.
In tutto questo, flessibilità è la parola chiave, sia per lo staff medico, che va formato all’uso appropriato di questi nuovi mezzi sempre più indispensabili, sia per gli utenti che vanno indirizzati all’utilizzo della telemedicina e supportati a farlo.
Nel caso specifico, in ambito ostetrico, tante le iniziative nate in un momento storico così complesso per le donne che vivono già un momento particolare della loro vita, quale il percorso della gravidanza, un mondo già di per sé pieno di attesa e cambiamento.
In alcuni ospedali, le visite di routine con le-gli ostetriche-ostetrici sono state sostituite da consulti telefonici, corsi preparto di gruppo sono stati tempestivamente tramutati in corsi online, così come consulti con medici specialisti (quali per esempio anestesisti) in video chat ma si è provveduto anche a dare continuità di cure in formato telematico anche dopo il parto per esempio offrendo supporto all’allattamento. Tutto questo ha permesso di non interrompere servizi vitali per le donne in attesa, come sarebbe altrimenti potuto accadere in vista della chiusura temporanea di vari ambulatori medici a causa dell’emergenza in atto.
Senza dubbio sono utilissime queste modalità di interazione con i servizi sanitari, se finalizzate a scopi pratici per un supporto efficace e non semplicemente per un fine unico di tagli di costi e di soluzione unica da offrire a tutti indistintamente, per evitare di esacerbare le disparità socio-economiche (non tutti possono accedere a queste tecnologie o sanno come usarle, per altri il limite può essere quello di non avere privacy né sicurezza ad accedere tra le mura di casa a consulti con professionisti della salute) e di creare ulteriore isolamento.

Fa riflettere quanto un’emergenza inaspettata come quella con la quale stiamo ancora convivendo, insieme a tante incertezze abbia portato anche dei risvolti positivi come questi cambiamenti in ambito sanitario, il settore maggiormente in prima linea di fronte alla pandemia e al mix di paure contrastanti della gente. La ristrutturazione in atto del servizio sanitario, pubblico in primis, a favore di un più strutturato e decentrato intervento di prevenzione, diagnosi e piano di cure, lo si deve proprio a questo periodo. La speranza di un miglioramento deve restare accesa anche nei momenti più critici, e questi aspetti concreti che hanno riguardato un settore primario di necessità nazionale ne sono l’esempio. Guardiamo così a un presente e a un futuro dove credere in soluzioni nuove può fare la differenza.