ESG: la tavola degli elementi – Prima puntata

Prima puntata
a cura di Aberdeen Investments

“La chimica, a differenza di altre scienze, nacque originariamente da illusioni e superstizioni, e nella sua prima ora veniva considerata al pari della magia e dell’astrologia.”

Thomas Thomson, chimico scozzese, 1773-1852

  Fu solamente nel XVI secolo che la chimica cominciò a distinguersi dalla sua forma primitiva, l’alchimia, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. In quel secolo, infatti, i chimici iniziarono a adottare un metodo scientifico per condurre gli esperimenti e dimostrare la validità delle loro teorie. Oggi, la chimica è una branca della scienza, fondamentale al pari della fisica, della biologia e di tutte le scienze naturali. Così come la chimica, anche le tematiche ambientali, sociali e di governance, riassunte nell’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance) fanno parte del pensiero collettivo da millenni. Se la chimica comprende lo studio degli elementi che compongono la materia, i criteri ESG studiano i rischi materiali e le opportunità che caratterizzano i potenziali investimenti. Ma come si possono definire i principi ESG? E in che misura l’identificazione dei rischi tangibili di tipo ESG, insieme ad altri rischi come quelli finanziari, contribuisce al conseguimento degli obiettivi di investimento di lungo periodo? È giunto il momento di mettere da parte chimere e superstizioni per concentrarsi sulle modalità molto concrete attraverso cui gli investimenti ESG possono veramente aiutare investitori, asset manager e singole società ad allineare i rispettivi interessi al fine di ottenere un portafoglio migliore e, in ultima analisi, un mondo migliore. Imparando a conoscere gli elementi ESG, si arriverà a capire cosa li differenzia da altre forme di stewardship, a conoscere i trend che portano all’adozione di tali criteri nelle strategie di investimento e a distinguere quali caratteristiche occorre ricercare in un gestore che operi nel rispetto di tali principi.

Capitolo 1

La struttura molecolare: cosa sono (e cosa non sono) gli investimenti ESG

Prima di tutto le basi: come si definisce un investimento ESG?

Gli investimenti che incorporano i criteri ESG cercano di mitigare tre tipologie principali di rischio:

Ambientale. I fattori ambientali riguardano il modo in cui una società intende operare rispetto alla salvaguardia dell’ambiente e alla sostenibilità. I rischi e le opportunità legati all’ambiente comprendono il consumo di energia da parte di un’azienda, lo smaltimento dei rifiuti, lo sfruttamento del territorio, l’impronta di carbonio, per citare solo alcuni dei principali fattori.

Sociale. I fattori sociali comprendono il rapporto di un’azienda con i propri dipendenti e con i fornitori. Tra i rischi e le opportunità ci sono tra l’altro, ma non solo, le iniziative della società nei confronti della salute e del benessere dei propri dipendenti e il rispetto dei valori aziendali nel rapporto coi fornitori.

Governance. I fattori pertinenti alla corporate governance riguardano soprattutto il processo decisionale dell’azienda, l’indipendenza dei membri del consiglio d’amministrazione, il trattamento degli azionisti di minoranza, i criteri remunerativi degli amministratori e i contributi politici. Queste ampie categorie rappresentano solo un punto di partenza per una valutazione più approfondita dei rischi ESG; tuttavia forniscono informazioni importanti sui valori e sulle procedure adottati da una società, oltre che su una serie di potenziali rischi che andrebbero identificati e gestiti prima di investire.

Cosa non sono gli investimenti ESG

La valutazione dei rischi di investimento collegati ai fattori ESG non va confusa con la categoria degli investimenti socialmente responsabili (Socially Responsible Investing o SRI). Ciò che accomuna l’adozione di criteri SRI ed ESG è l’obiettivo di affrontare una serie di problematiche ambientali, sociali e di governance che riguardano, per esempio, i diritti umani, il cambiamento climatico o l’etica professionale, tuttavia i due approcci differiscono nel modo in cui i principi che promuovono vengono applicati a un portafoglio di investimento. In generale, gli investimenti socialmente responsabili riguardano temi molto ampi o la valutazione di requisiti richiesti dal cliente stesso che vengono imposti a priori nel portafoglio. I gestori cercano di evitare le società “cattive”, che non rispettano determinati criteri, per formare un portafoglio corretto dal punto di vista morale. Gli investitori possono per esempio voler evitare di includere nel portafoglio determinati prodotti o attività, come il tabacco o la produzione di armi. I filtri SRI applicati in tal senso consentono di escludere queste tipologie di investimento. Inoltre, i criteri SRI possono anche essere utili per creare dei ranking tra settori o tipologie d’investimento, privilegiando per esempio le società a bassa impronta di carbonio. I fondi che applicano filtri SRI fissano dei criteri che i gestori devono rispettare nell’ambito dei contratti di gestione degli investimenti. Queste tecniche accompagnano gli investitori nel loro viaggio verso investimenti più responsabili, tuttavia non integrano tutti i criteri ESG nell’intera strategia di investimento. La scelta di temi morali generici da rispettare o di tipologie di investimento da evitare non esaurisce l’insieme delle problematiche che i gestori si trovano ad affrontare quando integrano i criteri ESG in modo olistico nella filosofia e nel processo di investimento. Un approccio ESG integrato dovrebbe esaminare i rischi e le opportunità concreti e tangibili di una società relativamente alle tematiche ambientali, sociali e di governance. I risultati di questa analisi, valutati insieme ai rischi finanziari, vanno a delineare un’idea più precisa e completa del valore di un investimento.

Capitolo 2

Proprietà degli elementi: perché i criteri ESG sono importanti

Per arrivare alla risposta, la questione va affrontata da diversi punti di vista: quello di un investitore, di un asset manager e di un’azienda.

Investitore. Dal punto di vista degli investitori, nell’ultimo decennio, i fattori ESG sono passati da essere considerati un elemento accessoriale a una componente fondamentale del processo decisionale. Si può attribuire questo cambiamento a diversi trend. Innanzi tutto è aumentata la consapevolezza riguardo al cambiamento climatico e in generale all’impatto che esercita l’uomo sull’ambiente, anche a seguito del susseguirsi di eventi climatici catastrofici di questi ultimi anni. Inoltre, le dinamiche demografiche stanno cambiando la base degli investitori globali, includendo sempre più donne e millennials interessati a tematiche sociali e di stewardship. Infine, recenti ricerche hanno evidenziato che tener conto dei rischi ESG durante il processo di investimento può contribuire a generare un flusso di rendimento di alta qualità che tende a diventare ancora più stabile nel lungo periodo. Intuitivamente questo approccio ha senso poiché spinge a un’analisi più approfondita delle potenziali opportunità di investimento. Per questo gli investitori istituzionali tengono sempre più in considerazione i criteri ESG. Secondo un sondaggio di State Street Global Advisors condotto tra questa categoria di investitori, l’80% delle istituzioni considerate prevede ad oggi una componente ESG nelle proprie strategie di investimento e oltre i 2/3 degli intervistati ritiene che l’integrazione dei criteri ESG abbia decisamente portato beneficio ai propri rendimenti.[1] Secondo un sondaggio condotto da BNP Paribas Securities Services, la metà degli investitori istituzionali intervistati ha dichiarato di aver investito meno del 25% del patrimonio in strategie specificatamente ESG, affermando però di avere intenzione di portare la percentuale investita al 50% o più nei prossimi anni. I gestori stanno rispondendo a questo incremento della domanda di prodotti ESG. Sull’80% degli asset manager che incorpora criteri ESG nel proprio processo, solo il 40% commercializza il 25% o meno dei propri fondi come conformi ai criteri ESG o SRI, ma oltre la metà (54%) ha dichiarato che nel giro di due anni intende commercializzare il 50% o più dei propri fondi come prodotti ESG conformi.[2] Per gli investitori retail, il crescente interesse per gli investimenti ESG, unitamente all’importanza attribuita al dovere fiduciario, ha portato a un maggiore utilizzo delle strategie di investimento responsabile, nonché all’introduzione dei criteri ESG. Molti investitori privati danno sempre più importanza all’impatto dei propri investimenti sull’ambiente. Da un sondaggio del 2015 di Morgan Stanley è emerso che il 71% degli investitori privati ha espresso interesse per gli investimenti sostenibili e che il 65% si aspetta che gli investimenti sostenibili si diffondano ulteriormente nei prossimi cinque anni. Al contempo, i consulenti finanziari stanno prendendo in seria considerazione l’interesse dei clienti per gli investimenti responsabili e le tematiche ESG. Un sondaggio della SRI Conference del 2015 sull’opinione dei professionisti finanziari ha evidenziato che il 73% dei consulenti ritiene che il segmento dell’impact investing diventerà una parte “più consistente” o “molto più consistente” della loro attività nei prossimi cinque anni.[3]

Asset manager. La gestione del rischio sta diventando una componente sempre più importante per gli asset manager poiché i rischi evolvono con l’evolvere dei mercati. Tenendo in considerazione le tematiche ESG quando si prendono decisioni di investimento, i gestori possono comprendere appieno i rischi e le opportunità correlati a una società o a un titolo. Tutti questi rischi, compresi quelli relativi alla sicurezza informatica, alla catena di distribuzione, ai cambiamenti normativi e all’impatto ambientale, dovrebbero essere parte integrante dell’analisi di investimento. Il riconoscimento dei vantaggi specifici e dei possibili rischi, in positivo o in negativo, deve diventare una componente fondamentale del processo di investimento. La comprensione dei rischi di rilievo correlati ai principi ESG contribuisce ad avere una visione completa di ogni potenziale posizione candidata a entrare in portafoglio. Secondo la visione comune, l’analisi ESG è collegata a considerazioni non finanziarie, ma questa visione rischia di sottostimare l‘importanza dei fattori ESG, fondamentali sia per conoscere la salute finanziaria di una società che per comprenderne i dati di bilancio, anche se non nel brevissimo termine. Infatti, se un rischio ascrivibile all’universo ESG si manifesta nel medio o lungo periodo avrà presto un impatto significativo sulla condizione finanziaria dell’impresa e sulla sua capacità di generare rendimento per gli investitori. Integrando i principi ESG in un approccio olistico e fondamentale, gli asset manager possono esprimere una valutazione più accurata dell’asset in cui investono. Questo serve anche a evitare di pagare un prezzo eccessivo. Inoltre se i gestori comprendono le tematiche rilevanti collegate a un investimento, possono determinare il peso più adeguato che deve avere in portafoglio. Infine, la piena integrazione dei criteri ESG nel processo di investimento aiuta gli investitori a intervenire sulle questioni che possono avere un impatto rilevante sull’attività di una società, per esempio aiutando a controllare il rischio di perdita, ovvero il rischio che un investimento perda valore poiché aumenta un rischio chiave per l’attività aziendale.

Aziende. A seguito del maggiore impegno nei confronti delle tematiche ESG e degli investimenti responsabili da parte degli investitori e degli asset manager, le aziende stanno cambiando le loro pratiche di rendicontazione per riflettere meglio l’interesse verso la sostenibilità e altre tematiche ESG. Secondo una tavola rotonda promossa da Pensions & Investments, cinque anni fa meno del 25% delle principali 500 società globali redigeva un rapporto sulla sostenibilità. In base ai dati del 2017, oltre l’80% di queste società oggi redige un rapporto di questo tipo.[4] La figura seguente mostra il crescente utilizzo della reportistica ESG nell’indice MSCI ACWI.

Fonte: MSCI ESG Research, dicembre 2016.

Eppure, limitarsi a rendere conto delle prassi di sostenibilità non è più sufficiente. I rischi ESG sono importanti tanto quanto i rischi finanziari e devono pertanto ricevere la stessa attenzione. Le società devono riferire in merito ai rischi e alle opportunità ESG, nonché alle modalità con cui intendono affrontarli. Alcune aziende hanno adottato le migliori prassi in questo campo, mentre altre continuano a relegare queste informazioni nei report sulla sostenibilità o sulla Corporate Social Responsibility (CSR) dove vengono facilmente ignorate. C’è però motivo di essere fiduciosi in un miglioramento nel tempo. Diversi enti internazionali, come la Global Reporting Initiative (GRI) e il Sustainable Accounting Standards Board (SASB), stanno promuovendo la definizione di standard globali per la valutazione dei rischi ESG. Si tratta comunque di un processo ancora in corso. Infine, le società ricevono sempre più supporto dai rispettivi consigli d’amministrazione sulle tematiche ESG. Secondo i dati di Institutional Shareholder Services, il 33% delle società comprese nell’indice S&P 500 ha almeno un amministratore con esperienza negli investimenti socialmente responsabili o nella responsabilità sociale aziendale.[5] Quando un cambiamento di questo tipo avviene ai vertici della piramide aziendale è più probabile che incoraggi al rispetto di obiettivi conformi ai principi ESG.

Capitolo 3

Distillazione e purificazione: separare i criteri ESG da altri tipi di investimento sostenibile

È facile perdersi nella miriade di termini e tipologie di investimento collegati al concetto di stewardship. SRI, ESG, impact investing o semplicemente investimenti green: sono formule che ci aiutano a definire ciascuno di questi approcci e le loro differenze. Per approfondire, ecco il significato dei termini più comuni.

ESG: l’integrazione dei criteri ESG nel processo di investimento comprende la valutazione dei rischi e delle opportunità materiali che derivano dall’impatto ambientale, sociale e di governance di un’azienda, nonché dal modo in cui vengono gestiti questi possibili rischi. I fattori ESG sono tanto importanti quanto gli aspetti finanziari quando si tratta di definire la qualità di una società e il valore effettivo di un asset. Questi fattori possono influire in misura rilevante sull’utile di un’azienda e avere implicazioni significative per la gestione del rischio e il potenziale di generazione di alpha.

Stewardship: la stewardship riguarda l’insieme di iniziative compiute nel rispetto di un’ampia scala di valori. Ad esempio, per un investitore significa decidere come investire i propri fondi, come definire l’asset allocation, come costruire il portafoglio e stabilire il periodo di detenzione adeguato. Dal punto di vista societario, può significare fare la cosa giusta per dipendenti e azionisti. Per un asset manager vuol dire interagire attivamente e regolarmente con le società verso cui si ha o si potrebbe avere un interesse finanziario. In questo modo, è possibile ottenere maggiori informazioni sulla strategia di sostenibilità e sulle performance delle società e valutare il management societario sulla base delle credenziali ESG. Significa inoltre promuovere standard basati sulle best practice attraverso questo dialogo, nonché esercitando i diritti di voto alle assemblee generali degli azionisti e a quelle dei soci. Le tematiche correlate alla stewardship, ovvero una buona governance, cultura, prassi fiscale, innovazione, diversity, standard lavorativi, sicurezza informatica, cambiamento climatico, abuso di potere e corruzione, hanno rilevanza diversa, ma comportano sfide e opportunità da affrontare.

SRI: l’acronimo SRI fa riferimento agli investimenti socialmente responsabili o agli investimenti responsabili e sostenibili. Questo tipo di investimenti può comportare l’uso di filtri negativi per evitare di impiegare denaro in società o settori controversi, come quello della produzione di alcolici, del tabacco o delle armi, oppure può far riferimento a temi di investimento più generici. Ma la cosa più importante da ricordare del segmento SRI è che spesso partono da una richiesta del cliente e non sono parte integrante del processo d’investimento.

Investimenti green: gli investimenti green si riferiscono a investimenti che vanno a vantaggio dell’ambiente. La diffusione dei green bond per raccogliere fondi da destinare alle energie rinnovabili, alla conservazione delle risorse naturali o ad altri progetti di tutela dell’ambiente rappresenta solo uno degli strumenti volti ad attirare nuovi segmenti verso questa asset class.

Impact investing: il segmento dell’impact investing viene scelto non solo per il rendimento potenziale, ma anche per la capacità di produrre un impatto sociale e ambientale misurabile nell’ambito della strategia aziendale. Si basa sull’idea che il denaro e le risorse dovrebbero essere indirizzati verso le società che cercano attivamente soluzioni a tematiche ambientali e problemi sociali. L’energia rinnovabile o l’edilizia sociale sono solo alcuni dei settori che rientrano in questa tipologia di investimento. Ci sono molteplici tipologie di stewardship ed engagement, ognuna con sfumature e finalità specifiche. Gli investitori ne dovrebbero essere consapevoli quando selezionano un determinato approccio.


[1] “ESG Institutional Investor Survey: Performing for the Future”, State Street Global Advisors, 2017.
[2] Fonte: BNP Paribas Securities Services, maggio 2017.
[3] “Retail Investors: Rising Interest and Opportunity in Impact Investing.”, TriLinc Global, 2015.
[4] “Not Your Parent’s ESG”, Pensions & Investments, maggio 2017.
[5] Skroupa, Christopher P. “Company Valuation — How ESG Integration Is The Future Standard”, Forbes, 12 luglio 2017.